Per un errore diagnostico si ha il diritto ad un risarcimento, questo è un fatto certo. Non stiamo parlando solamente di nascita indesiderata, omessa diagnosi di distacco della placenta oppure altri casi frequenti come lo scambio di cartelle cliniche. Ci sono aspetti ancor più gravi e riguardano particolarmente il contesto oncologico. In un articolo di qualche tempo fa avevamo parlato dei tumori più frequentemente diagnosticati in modo errato. Tra questi non possiamo non riferirci alla tragica vicenda che ha visto una paziente toscana di soli 20 anni morire durante l’aprile del 2011 per un melanoma rispetto al quale si era sottovalutata la gravità.
La procura di Pisa aveva cercato di far luce sul caso, rilevando che il tumore era stato trattato come un semplice neo.
Il medico non era ricorso ai necessari approfondimenti istologici che probabilmente avrebbero potuto evitare la tragedia.

Il calvario della paziente si verificò nei mesi successivi in seguito al precipitare delle complicazioni e alla diagnosi di metastasi linfonodale da melanoma. L’operazione di asportazione del tumore non servì a niente perché ormai il tumore ara diffuso ad un tale livello da vanificare qualsiasi tipo di intervento risolutivo.

Per la Cassazione: “il melanoma, per la gravità e per le altre caratteristiche presentate, poteva essere insorto fino ad un anno prima dall’intervento” . Ai genitori viene quindi riconosciuto un risarcimento di circa  i1,2 milioni di euro, sanzione che è a carico sia dell’assicurazione dell’ente ospedaliero sia del professionista imputato.

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